Se stiamo ai numeri: Fdi vince Pd tiene tutti gli altri perdono. Ma la realtà politica è un’altra cosa. Questo voto ci consegna una prospettiva drammatica che noi sapevamo ma che non abbiamo saputo contrastare. Perché? Non siamo stati attrattivi
- Né per la politica delle alleanze (vista la legge elettorale che abbiamo scoperto essere la peggiore di sempre in campagna elettorale); ma non avevamo votato il taglio dei parlamentari con in cambio la modifica della legge elettorale? Io ed altri deputati abbiamo presentato un testo per tempo su questo, ma non mi pare che il Pd abbia spinto più di tanto per cambiarla. Mi auguro davvero lo faccia adesso ma francamente la vedo molto più complicata.
- Né nella capacità di affermare sul campo una vocazione maggioritaria attraverso i contenuti che erano semplicissimi da declinare, ovvero quelli di Next Generation EU: colmare i divari territoriali, cioè il Sud; di genere, cioè le donne; generazionale cioè i giovani. Non ci ha votato né il Sud, né le donne, né i giovani. Perché non siamo stati attrattivi né nei contenuti né nelle liste, dove i giovani sono stati usati come foglie di fico. E’ stata massacrata la rappresentanza territoriale del mezzogiorno e poi le donne! Nella composizione delle liste sono state completamente dimenticate tutte le questioni sollevate in occasione della formazione del governo Draghi che portarono alle dimissioni di Zingaretti. 5 governi Pd dal 2013 sempre con alcuni stessi uomini ministro fino alla scomparsa delle donne. Voglio raccontarvi della mia regione, la Calabria, al di là di come andrà il conteggio finale dell’ufficio elettorale della Cassazione. In Calabria abbiamo avuto, nonostante non siamo al Governo, un voto in linea con il resto del Sud, poco al di sotto delle regioni dove governiamo e al di sopra della Sicilia. Questo risultato è stato possibile grazie al fatto che abbiamo fatto i congressi, anche se non abbiamo avuto molto tempo per spalare tutte le macerie di anni di commissariamento. I segretari provinciali e il Segretario regionale hanno avanzato una proposta complessiva per la formazione delle liste che prevedeva l’alternanza di genere tra capilista plurinominali. Alternanza sacrificata invece in Calabria, come in tutto il Mezzogiorno, come se le donne del Pd, le militanti, le dirigenti, soprattutto del Sud, non fossero mai quelle giuste. E infatti alla fine ci siamo ritrovate solo con tre donne capilista alla Camera in tutte le circoscrizioni del Sud, due in Sicilia e una in Molise. Il risultato elettorale ha fatto inoltre emergere, soprattutto in alcuni territori, la debolezza dei nostri alleati: Verdi e Più Europa anch’essi poco attrattivi a cui va aggiunto il carico da 90 dei blindati di Articolo 1 che da quello che si legge vorrebbero condizionare la linea del Pd senza nemmeno aver deciso di aderire, probabilmente anche al nuovo gruppo parlamentare. La domanda, oggi, è: quale Pd? La campagna elettorale é finita. Il tema delle alleanze non definisce l’identità e le strategie, ma queste sono definite da un progetto politico che non c’è ma soprattutto non c’è la sua narrazione: quella delle lotte alle diseguaglianze , dell’innovazione, del nuovo modello di sviluppo che colmi i divari. Va bene il percorso di Letta ma non l’ordine. Oggi dobbiamo lavorare a questo progetto, alla storia che vogliamo raccontare e sulla quale vogliamo aggregare. Li vogliamo chiamare nodi? Lo vogliamo chiamare congresso a tesi? Ma certamente va affrontato prima della chiamata! La terza fase, quella delle candidature, è direttamente espressione è conseguenza del progetto politico e della nuova storia che vogliamo raccontare. La terza fase dunque non potrà essere mai quella dell’accordo nazionale dei capi corrente, che hanno soffocato la libera espressione nel partito e penalizzato le rappresentanze territoriali e le donne, a meno che queste non fossero ancelle dei capi corrente. Per questo vedo in questo percorso una segretaria donna non inventata dai maschi ma espressione di militanza, capacità di direzione politica, competenza ed esperienza maturata sul campo. Forse, così, possiamo iniziare a diventare credibili prima che alle prossime elezioni lo zoccolo duro si estingua per sempre.
Di seguito, il mio intervento alla Direzione Nazionale.
L’ intervista al Corriere della Calabria