Intervista su Calabria 24 News su condizioni carcere di Rossano

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Rossano, viaggio nel carcere degli orrori. Parla Enza Bruno Bossio
La scoperta durante una visita ispettiva a sorpresa

di Monica Gasbarri – 12 agosto 2014 16:26
“Avevo proprio voglia di scappare, di uscire e avvisare il mondo di questa situazione. Ma ci torno!”. Enza Bruno Bossio ha il piglio sicuro e una volontà di ferro. Quando le abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha visto nel Carcere di Rossano, non usa mezzi termini: i detenuti in isolamento erano tenuti in condizioni medievali. “Non era un problema strutturale, ma di gestione: la struttura di Rossano, in sé non è male. Non è fatiscente come può essere invece quella di Fiano. E’ la gestione del detenuto che è punitiva in questi termini”.
E pensare che quella alla struttura penitenziaria doveva essere una visita ispettiva come le altre… E invece, no. Quella che si è trovata sotto gli occhi la Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia, è una condizione di degrado che non ha precedenti e che subito ha voluto denunciare, assieme al radicale Emilio Quintieri, che l’aveva accompagnata nella visita, ma che non è riuscito a entrare.
“Voglio partire subito dalla fine di questa vicenda: abbiamo già attivato il capo di gabinetto del Ministro e credo che nei prossimi giorni interverranno su questa situazione che io personalmente ho scoperto solo per caso”.
Comincia così il suo racconto. “Quando sono andata a Rossano per la mia visita ispettiva non pensavo di trovare la situazione che ho potuto riscontrare. Ero lì semplicemente per incontrare un detenuto trasferito da poco che aveva fatto sapere attraverso i suoi familiari di essere preoccupato per la sua incolumità. Aveva avuto già anche altri problemi e sono voluta andare di persona per rendermi conto del perché arrivassero questo tipo di segnali”.
Nel carcere di Rossano, però, le cose non sono così semplici. E anche l’ispezione (che rientra tra i diritti dei parlamentari) si rivela più complessa del previsto: “Arrivata lì non c’era né il comandante né il direttore e l’agente preposto non mi voleva far entrare” racconta la Bruno Bossio.
“Io allora ho rivendicato le mie prerogative di entrare anche assieme ai miei accompagnatori. Alla fine ho dovuto accettare una mediazione e sono entrata da sola”. Le difficoltà sono solo all’inizio: “Volevano portarmi il detenuto in una stanza, quasi fosse un colloquio, ma mi sono rifiutata rivendicando il diritto di visitare la cella. Mentre camminavo nel corridoio chiudevano i blindati per non farmi vedere le altre celle adducendo motivazioni varie”.
In un primo momento la deputata spiega a Calabria24News di non aver prestato particolare attenzione alla cosa, non pensando che ci potesse essere qualcosa dietro. “Mentre parlavo con il detenuto che ero andata a incontrare” però, “gli altri hanno iniziato a urlare, chiedendomi di visitare anche le altre celle”.
Lo spettacolo riscontrato è tremendo: “Ho trovato una cella completamente vuota, senza mobili, senza letto, con una persona praticamente nuda seduta a terra in condizione di evidente stato confusionale, in mezzo ai suoi escrementi, malamente puliti, e ai piatti sporchi. Nessuno mi spiegava perché fosse abbandonato in una simile condizione. Solo dopo una certa insistenza uno degli agenti mi ha spiegato che il detenuto aveva tentato il suicidio”.
Non è tutto. “In altre due celle ho trovato una situazione simile, c’era però il letto… ma senza lenzuola”.
La cosa più grave, però, secondo la deputata Pd è ancora un’altra: “mentre ero lì mi hanno costretto ad allontanarmi e in ufficio mi hanno passato una vicecomandante che si è rivolta a me dicendo: come vi siete permessi di andare in casa d’altri senza avvisare… Io però l’avevo fatto apposta: non voglio che si sappia che arrivo lì. Lo faccio perché non voglio che si mettano a posto le cose prima”.
“Ci dovrebbe essere un garante dei detenuti che purtroppo la Calabria non ha e che mi auguro venga nominato con il nuovo governo regionale” spiega a Calabria24News ribadendo tuttavia che la gestione delle strutture carcerarie è sempre stata di una competenza ministeriale “ed è giusto che sia così. Ma devo dire che questo Ministro, per quel che riguarda le carceri, si è dimostrato molto sensibile“.

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