Caso di Oppido in Commissione parlamentare antimafia

Oppido Mamertina
È grave che in un comune sede vescovile il rito della processione venga condotto a fare l’inchino al riconosciuto e potente boss mafioso.
Ancora più grave se le divise che rappresentano lo Stato vengono lasciate da sole a protestare.
Oltretutto, sono fondati i sospetti che il grave fatto sia da mettere in relazione all’esito delle elezioni amministrative comunali svoltesi qualche settimana addietro.
Mi adopererò perché di ciò si occupi la Commissione parlamentare antimafia.
Quanto è accaduto ad Oppido dimostra che la scomunica lanciata a Cassano da papa Francesco agli uomini della ndrangheta stenta a diventare patrimonio condiviso da tutta la Chiesa calabrese.
Era accaduto a Pasqua, quando la processione dell’Affruntata era stata sospesa al termine di un serrato confronto tra organi dello Stato e Chiesa al fine di impedire che uomini delle ndrine si infiltrassero tra i portatori delle statue.
Il monito lanciato tempo fa dal dott. Nicola Gratteri si è dimostrato fondato.
La ndrangheta si nutre di fatti simbolici e la religione ed i suoi riti sono usati come fonte di legittimazione popolare.
Le parole di Papa Francesco non possono restare, dunque, come acqua che scivola sulle pietre.
È una necessità democratica che la Chiesa calabrese dispieghi la sua forza e la sua autorevolezza per fare chiarezza al proprio interno affinché sia attivamente, senza zone d’ombra, impegnata in prima linea nella battaglia prima di tutto culturale che siamo chiamati a condurre contro la ndrangheta in questa regione e in tutto il Paese.

RASSEGNA STAMPA
Ansa del 6 luglio 2014
Agi del 6 luglio 2014

Il Garantista 7 luglio 2014

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