Calabria, riesplode l’emergenza rifiuti che dura da sedici anni

Camion alla discarica di Pianopoli
Articolo di Michele Sasso pubblicato su Espresso online l’11 marzo 2014
Il maltempo e una frana mandano in tilt l’unica discarica funzionante della regione. E per l’ennesima volta si ripropone il problema della raccolta differenziata ferma al palo e della malagestione che nessun cambio di giunta è riuscito a scalfire. Nonostante la dote di oltre un miliardo di euro di fondi pubblici spesi

Era l’epoca del primo governo Prodi e come ministro dell’Ambiente il verde Edo Ronchi decise a malincuore lo stato d’emergenza per le città della Calabria sommerse dai rifiuti.
Nel lontano 1998 erano necessari strumenti straordinari per risolvere il problema dello smaltimento di tonnellate di sacchetti ammassati davanti agli ingressi degli ospedali, delle scuole e delle case. Interessi milionari e malagestione fanno diventare la normale raccolta e trattamento della spazzatura un problema di ordine pubblico con roghi e rischi sanitari. Dopo sedici anni l’emergenza è ancora di stretta attualità e nonostante la dote di oltre un miliardo di euro di fondi pubblici, siamo ancora al punto di partenza.
Le immagini sono quelle di sempre: nei comuni dello Stretto, Cosenza, Vibo Valentia e Catanzaro, crescono montagne di spazzatura che raggiungono i due metri d’altezza. Strade e piazze sono trasformate in cumuli maleodoranti. È bastato un mese di pioggia e una frana per mandare in tilt l’unica grande discarica, quella di Pianopoli, vicino a Lamezia Terme. E con essa tutta la filiera della monnezza. Qui arrivano ogni giorno 1.200 tonnellate, la metà dei sacchetti generati da due milioni di abitanti della regione.
Mentre nel resto d’Europa le discariche non esistono più da anni perché obsolete e ritenute inadeguate all’idea di “rifiuti zero”, qui si smaltiscono in discarica ancora l’80 per cento dei rifiuti urbani. Zero prevenzione, pochi comuni virtuosi che fanno la differenziata, poco sviluppata la filiera del compostaggio, nonostante la vocazione agricola.
Il risultato è disarmante: trincee di sacchetti di plastica lungo le strade si ammassano giorno dopo giorno fino ad arrivare alla stima di 20 mila tonnellate. La distanza dal resto del Paese si misura in un dato: mentre in Veneto si veleggia verso percentuali di raccolta differenziata superiori all’80 per cento, in Calabria in sedici anni la percentuale si è ridotta drammaticamente.
QUI I RIFIUTI NO
Ad aggiungersi allo psicodramma dei rifiuti in provincia di Cosenza il coordinamento “No discariche” sta presidiando un’area che dal 2008 la Provincia ha identificato come sito ad hoc. Siamo a Celico dove sabato 8 marzo c’è stato l’ultimo braccio di ferro tra i comitati e i camion che hanno provato a scaricare e gli attivisti pronti a bloccarli. «Pretendiamo di far rispettare i diritti, non vogliamo morire avvelenati in questa terra, siamo a poche decine di metro dal Parco Nazionale della Sila» spiegano i manifestanti. «Scaricare in discarica è contro la legge nazionale ed europea. È un delitto perpetrato solo in nome della risoluzione di un’emergenza voluta ad arte». Da una parte chi non vuole rischi per la propria salute e dall’altra chi spinge per aprire altri buchi imposti con la logica dell’emergenza che supera le leggi ordinarie.
«Ancora una volta le popolazioni calabresi si scontrano in una guerra tra poveri per le inadempienze della Regione sui rifiuti», attacca la deputata del Pd Enza Bruno Bossio. «Sono mesi che aspettiamo una strategia chiara su come affrontare l’emergenza e prospettare una soluzione che sia in linea con uno stato moderno. La vicenda di Celico è la cartina di tornasole della mancata organizzazione di un sistema integrato per la raccolta e lo smaltimento».
Un paradosso perché quella di Celico non è una discarica per i rifiuti indifferenziati ma un impianto per il recupero e il riciclaggio a supporto della raccolta differenziata. La scelta che tenta di imporre la Giunta Scopelliti rischia di trasformarsi in una pezza peggiore del buco, con la conseguenza che lo stato di emergenza non viene superato ma rischia nelle prossime settimane di aggravarsi.
Per questo centinaia di persone hanno deciso di bloccare ogni nuova iniziativa. La tensione rimane alta con scontri con la Polizia e i manifestanti pronti a non mollare nonostante le minacce dell’assessore regionale all’ambiente Francesco Pugliano: «La responsabilità di chi si sta assumendo il fronte del No è che per almeno altri tre mesi la Calabria resterà invasa dai rifiuti».
VIA AI PRIVATI
Per superare l’impasse che tiene con il fiato sospeso decine di paesi, il parlamentino calabrese ha approvato in tutta fretta a febbraio un emendamento alla legge regionale che consente l’utilizzo delle discariche private, autorizzate durante la gestione del commissario straordinario e che sulla carta si è chiusa a dicembre 2012.
Voluta dalla maggioranza di centro destra, Pugliano ha definito “di straordinaria importanza la norma di modifica della legge”, tenuto conto dello «squilibrio territoriale che in Calabria caratterizza il sistema dei rifiuti, sbilanciato dalla mancata realizzazione di un impianto nell’area del cosentino». Ma per i comitati il problema non sono gli impianti: «In Calabria, si prevede di spendere 186 milioni di euro, con la sempre valida scusa dell’emergenza, per inviare i rifiuti fuori regione; si è deciso di spendere senza logica 250 milioni di euro in favore di discariche e mega-impianti; e, addirittura, si è deciso di legiferare per autorizzare discariche private fuori da ogni regola».

Link: http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/03/11/news/calabria-l-emergenza-rifiuti-che-dura-da-sedici-anni-1.156665

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