Sulla crisi dell’Ospedale dell’Annunziata le responsabilità sono ben precise

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La crisi in cui versa l’Ospedale Civile dell’Annunziata è frutto di responsabilità ben precise. Il processo di depauperamento in atto è certamente dovuto al difetto di una programmazione regionale dovuta ad una precisa scelta del Commissario Scopelliti rivolta all’abbandono e al mancato potenziamento di uno tra i più importanti presidi HUB della Calabria.
Non meno grave, però, è il limite di una cattiva gestione che il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera ha improntato a scelte clientelari e politiche che hanno mortificato competenze e professionalità.
Il dott. Paolo Gangemi deve prendere atto della grave situazione determinatasi e non scaricare le proprie dolose responsabilità.
Chi non ricorda, poco prima delle elezioni, le inaugurazioni in pompa magna del Dipartimento Emergenza e Accettazione (DEA), che veniva aperto la mattina e chiuso il pomeriggio, alla presenza del Governatore Scopelliti?
Come si fa a dimenticare che alla richiesta della Regione di indicare priorità per attivare lo sblocco del turn over del 15% previsto dal Decreto Balduzzi, fu proprio lo stesso Gangemi a rispondere con l’indicazione esclusiva di solo primari, alcuni dei quali addirittura neanche compresi nei livelli essenziali di assistenza?
Perché le inadempienze evidenziate sul Centro Trasfusionale continuano a persistore e, come ha ben evidenziato il verbale del Tavolo Massicci del 4 dicembre scorso, “ancora ad oggi non risultano messe in atto le indicazioni della Regione, che risultano copiose e in linea con quelle fornite a livello centrale”?.
Di chi è la responsabilità della mancata attivazione dei posti letto per acuti all’ospedale civile dell’Annunziata che da 645 previsti risultano essere solo 427, cioè 218 in meno?
Per non parlare della mancanza di 204 dirigenti medici e di 453 tra infermieri, tecnici radiologi, assistenti sociali, la cui assenza crea, di fatto, una situazione che ogni giorno mette a rischio la chiusura e l’accorpamento di numerosi reparti.
Perché, ci chiediamo, non si è proceduto, considerata l’emergenza sanitaria in cui versa l’Annunziata, ad emanare gli avvisi pubblici per assumere a tempo determinato le figure mediche e sanitarie necessarie ad eliminare le criticità per non mettere a rischio l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza?
Nella lettera che il Sottosegretario al Ministero della Salute, Paolo Fadda, ha inviato alle Regioni il 10 dicembre 2013 afferma che “il ricorso a nuovi contratti di lavoro a tempo determinato deve essere circoscritto ai soli casi eccezionali”.
C’e’, vivaddio, un caso più eccezionale di quello rappresentato dall’Annunziata di Cosenza?
Di chi è la responsabilità per non aver attivato le procedure previste dal Decreto Balduzzi per lo sblocco del turn over del 15% anche per le regioni in Piano di Rientro, che avrebbe significato l’assunzione di almeno 19 medici da utilizzare nelle aree di criticità del nuovo nosocomio cosentino e di circa 300 medici in tutta la regione?
Sono questi solo alcuni riferimenti di una lunga lista di inadempienze, incapacità e modalità di uso disinvolto e affaristico dell’azione gestionale dell’AO.
Gangemi non è stato nominato per chiudere l’ospedale di Cosenza, come egli stesso minaccia ogni giorno, ma il suo compito è quello di adeguarlo a quanto previsto dal Piano di Rientro e garantire i livelli essenziali di assistenza.
Chi, nelle proprie funzioni e nelle proprie responsabilità, non fa rispettare l’art.32 della Costituzione, cioè non garantisce i livelli essenziali di assistenza mette a rischio la vita dei cittadini.
E’ il sospetto legittimo che, attraverso questa serie interminabile di ritardi, si voglia affossare definitivamente uno dei più importanti ospedali della Calabria e del Mezzogiorno per privilegiare altre strutture della nostra regione, espropriandolo anche di funzioni ospedaliere di eccellenza.
Per quanto ci riguarda siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità e a lavorare intensamente per far uscire la sanità calabrese e cosentina dal tunnel in cui è stata cacciata, a patto che ci sia la volontà vera di operare una svolta radicale, che permetta definitivamente di cambiare registro, assicurando la continuità assistenziale ai calabresi e garantendo il loro diritto alla cura e alla salute.

Carlo Guccione
Consigliere regionale PD

Enza Bruno Bossio
Deputata PD
RASSEGNA STAMPA
Ansa del 13 gennaio 2014
Gazzetta del Sud 14 gennaio 2014
Il Quotidiano della Calabria 14 gennaio 2014
L’Ora della Calabria 14 gennaio 2014

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