ll giornalista del Corriere sedotto e abbandonato dal giustiziere di Catanzaro rievoca la sua misteriosa metamorfosi. «Iniziata in campagna elettorale»

«Io mi sono buttato in politica per cercare di salvarmi la vita da quei magistrati farabutti, maledetti…». Il resto è irriferibile. Ma un giorno lo leggeremo su qualche giornale perché «adesso ci stanno intercettando, lo sa? E allora io dico che questi magistrati non sono altro che (omissis, omissis, omissis)». L’autocensura è d’obbligo anche su un altro paio di apprezzamenti sulle mogli di (omissis) delle quali Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, dice di apprezzare qualità che non hanno esattamente a che fare con la loro preparazione intellettuale (e ci siamo intesi). La storia di Vulpio è tortuosa e intrigante, a suo modo esemplare per l’alto tasso di grottesco che la pervade. D’altra parte ha a che fare con la vicenda Why Not e, dunque, non può essere altro che confusamente zigzagante.
Vulpio è il cronista che corse a Parigi per intervistare l’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris, mentre questi si trovava in vacanza coi figli a Euro Disney e da sotto la Tour Eiffel avvertiva gli italiani di avere in mano le prove di «una nuova Tangentopoli». Era a Vulpio che De Magistris rilasciava le interviste più esplosive, come quella – psichedelica – in cui il pm, cui era stata appena tolta l’inchiesta Why Not, rivelava essere in atto un complotto da parte dei «poteri occulti, la massoneria soprattutto» per mettergli i bastoni fra le ruote.

Vulpio, l’ha letta la sentenza del gup Abigail Mellace in cui si demolisce l’inchiesta Why Not? Col senno di poi, non le sembra che le parole usate da De Magistris in quell’intervista sui «poteri occulti», la «strategia della tensione», i «settori deviati dello Stato», oggi faccia un po’ ridere?

Un momento. Bisogna ricordare anche il periodo in cui comparve quella intervista.

21 ottobre 2007, Corriere della Sera.

De Magistris e Clementina Forleo avevano ricevuto buste con proiettili, il momento era delicato, si può capire che De Magistris fosse agitato.

Sì, ma da qui a gridare alle «manine massoniche» ce ne passa. Insomma, Why Not non è stata solo panna montata?

Finché l’ho seguita io, e cioè fino alle indagini preliminari, non direi. Secondo me c’erano fatti fondati.

Il servizio le fu tolto dall’allora direttore Paolo Mieli. Libero pubblicò le intercettazioni tra lei e il direttore.

Sì, intercettazioni private, che dovevano essere distrutte perché non costituenti reato, né pertinenti al presunto reato. Allora, però, non si scandalizzò nessuno. Pubblicarono pure i miei insulti al vice del Corriere che però non se la prese più di tanto. Le stesse cose gliele dicevo in faccia. Mi diedero più fastidio la pubblicazione delle intercettazioni tra me e mia madre.

Lei con De Magistris era in confidenza.

Certo, eravamo amici. Tutto alla luce del sole, eh. Io non ho mai fatto il postino di nessuno. Sempre fatto giornalismo anglosassone, io. È da mie inchieste sul campo che sono nate le indagini di De Magistris, non viceversa.

Però, dopo quelle interviste il Corriere le tolse il caso e lei si candidò con l’Italia dei valori per un seggio a Strasburgo. 

Già, strana sorte la mia. Un libertario radicale che si candida nell’Idv. Ma lo feci solo per salvarmi. Ma lo sa che io sono tuttora un imputato, sebbene il termine per le indagini sia scaduto a gennaio, in “associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa con concorso esterno”?

Che significa?

Ecchennesò. Niente! Non sono mai stato querelato né indagato per fuga di notizie. Però, così, possono continuare a intercettarmi. È assurdo. Come è assurdo che abbiano tentato di chiudere il mio blog a seguito di una querela per diffamazione presentata da Giuseppe Cascini.

Cascini, il magistrato e segretario dell’Anm, esponente di Magistratura democratica, spesso in prima fila in difesa della libertà di stampa e contro ogni “legge bavaglio”? 

Proprio lui. Solo che il mio blog ha sede negli Stati Uniti. Così gliel’ho messa nel (omissis).

Quindi, diceva, Carlo Vulpio è un libertario radicale.

Certo, io votavo Pannella. Sono un garantista, io. Sono a favore della separazione delle carriere e della riforma del Csm. Non sono un giustizialista.

Un garantista con De Magistris?

Ma guardi che De Magistris era favorevole a tutte queste cose. Io mi ero avvicinato a lui esattamente per questo. Perché non mi sembrava il solito magistrato che indagava solo a destra, ma che aveva il coraggio di “scavare” anche a sinistra. Insomma, lo sanno tutti che la magistratura in Italia pende di più da una certa parte. Per questo, quando uscì la notizia che Romano Prodi era indagato su Why Not, mi disse: «Carlo, ma lo sai che pensano che dietro di me ci sia Berlusconi?».

Poi però…

Poi, però, è successo che De Magistris, che con le sue inchieste in Calabria aveva trovato una vena d’oro, anziché seguirla, si è venduto, diciamo così, la montagna.

In che senso scusi?

Le risponderò con un’altra domanda: perché De Magistris non difende le sue inchieste? Le difendo di più io. Io ci ho creduto. Lui, pare, non più.

Mi sveli l’arcano.

Non so. Constato solo che non lo fa più. Constato solo che, da quando è in politica, non dice più certe cose su Spataro e sulle correnti interne alla magistratura. Constato solo che non chiama più Nichi Vendola “Wanda Osiris”, così come si faceva tra noi scherzando quando si chiacchierava del governatore della Puglia, di cui De Magistris aveva un pessimo giudizio. Ora invece ci va a braccetto, infischiandosene di certi strani affari sulla sanità pugliese.

Una bella metamorfosi.

Iniziata quando facevamo la campagna elettorale. Io sono un cavallo pazzo: andavo nelle piazze a parlare male dell’Idv, dicendo che era pieno di banditi e che bisognava buttarli fuori.

Lo disse anche al Giornale: «I banditi nell’Idv ci sono, è meglio che si tolgano dai coglioni».

Dopo quelle parole, correttamente riportate, mi hanno attaccato tutti: Sonia Alfano, De Magistris, Beppe Grillo… Meglio che lo abbiano fatto, così è chiaro chi sta con chi. E di quella volta che mi permisi di attaccare Michele Santoro, ne vogliamo parlare?

Parliamone.

Mi telefonarono tutti, tutti. Solo perché mi ero permesso di dire che aveva fatto una trasmissione sulla libertà di stampa evitando accuratamente di citare il mio caso. Mi telefonò De Magistris per dirmi: «Carlo, stai calmo. Siamo in campagna elettorale».

Campagna elettorale che finì male per lei. Non fu eletto per un pugno di voti e poi, sebbene potesse rientrare per un seggio a Strasburgo, le fu preferito l’ex Margherita Giommaria Uggias. Perché?

Dico solo che Uggias è l’avvocato che difende il fotografo Antonello Zappadu, quello dei famosi scatti a Villa Certosa.

E con l’amico De Magistris come è finita?

È finita che sono davvero contento di non essere più suo amico.

Di Emanuele Boffi (Tempi)

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