A Cetraro nuovi lavori, reddito e contrasto alla povertà con i Giovani Democratici della Calabria

Cetraro
Oggi concludendo a Cetraro itre giorni di riflessione dei Giovani Democratici calabresi, ho voluto ricordare l’incipit della mia relazione al convegno di Calabria ora dove lanciammo l’idea del reddito minimo per tutti quelli che, aldilà della loro volontà, erano fuori dal mondo del lavoro:
“Vogliamo rimettere in discussione tutto non perchè siamo anticonformisti, ma perchè siamo riformisti”. E da qui dobbiamo partire: il vento del Sud non può che essere un vento riformista. Un vento ambizioso: oggi nessuno in Italia ha dimostrato di saper portare avanti una politica riformista capace di concepire il Sud come una risorsa, un’opportunità per tutto il paese. Vince il populismo: di destra e di sinistra. E con il populismo la subcultura e la politica dello scandalismo che ingabbia il Sud, e in particolare la Calabria, in un immaginario collettivo di degenerazione e abbandono.”
Era il 2010. Forse, se in questi anni avessimo fatto di meno l’occhiolino a politiche neoliberiste e rigoriste, e avessimo affrontato con convinzione il tema centrale della sinistra riformista, che è l’inclusione sociale, probabilmente la questione, oggi, dell’aumento, soprattutto al Sud, della povertà assoluta e relativa, sarebbe stato meno drammatico.
E ancora oggi la questione strategica non è il contrasto alla povertà (che certamente va affrontato come emergenza sociale) ma contrastare, in uno Stato moderno, la possibilità stessa che milioni di persone possano impoverirsi come è avvenuto in questi anni.
In questo quadro uno degli idoli della caverna che bisogna definitivamente svelare è rappresentato dall’illusione lavorista, intesa come altra faccia di un modello di produzione fordista e taylorista che ha cessato di esistere da decenni.
È insomma venuto il momento di abbandonare una volta per tutto l’ipocrita contrapposizione tra lavoro e reddito. Perché il diritto ad una vita dignitosa è il vero diritto che lo Stato deve garantire.
Un diritto al reddito che non significhi assistenza ma opportunità, anche per sviluppare quelle competenze per i “nuovi lavori” offerti dalla rivoluzione digitale e da Industria 4.0.
Il modello di lavoro che abbiamo conosciuto nel novecento è destinato a scomparire definitivamente.
Il mondo verso il quale ci avviamo vedrà la moltiplicazione della figura dei produttori, anzi saremo tutti produttori.
La sinistra riformista dovrà essere in grado di affrontare e vincere questa sfida, che è quella della costruzione di un nuovo modello di sviluppo dentro la globalizzazione e non contro di essa.
Non c’è nulla di più illusorio e velleitario del discorso che oggi portano avanti la destra e il populismo, come se la riedizione dei vecchi nazionalismi e sovranismi possa in qualche modo frenare una globalizzazione che ormai è dentro non solo l’economia, ma nella stessa coscienza umana.
La sinistra riformista dovrà essere in grado di tradurre la sharing economy in condivisione dei diritti e delle opportunità per tutti.
È questa la sfida che dobbiamo cogliere e vincere anche qui, dalla Calabria e dal nostro Sud.
Prima chiedevamo di essere “come” il Nord; oggi invece dobbiamo avere l’ambizione di essere una parte della nuova produzione industriale che attraverso le piattaforme di Industria 4.0 attivino quell’open innovation che consenta anche ai talenti del Sud di essere dentro la nuova storia economica del Paese.
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