Perché LSU ed LPU non sono soltanto sigle anonime ma uomini e donne a cui restituire dignità.

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Il mio messaggio al Sindaco di Cerisano Salvatore Mancina in occasione del convegno sul precariato convocato dopo la morte sul lavoro di Franco Ritacca, operaio LSU.

Carissimo Salvatore,
sono assai dispiaciuta di non potere essere a Cerisano stasera per partecipare alla iniziativa convocata per discutere di precariato.
La coincidenza della manifestazione di oggi con il dibattito sulla fiducia alla Camera e con la discussione sulla Legge di Stabilità da cui speriamo, e ci stiamo battendo per questo come deputati del centrosinistra calabrese, possano venire buone notizie proprio per il destino dei lavoratori di cui parlerete stasera, mi impediscono di essere presente.
Ho comunque pensato che fosse non solo opportuno ma un mio preciso dovere farti giungere questo mio breve messaggio proprio per l’importanza che questo tema riveste oggi in Calabria e per lo stessa circostanza che se ne discuta proprio a Cerisano dopo la morte sul lavoro, lo scorso 28 novembre, di Franco Ritacca, operaio LSU in forza al tuo comune.
Non è un caso né vi appaia retorico il voler citare, in questo mio breve messaggio alla manifestazione di oggi, il nome ed il cognome di questo nostro sfortunato concittadino.
Troppo spesso, persino nella tragedia della morte, questi lavoratori rimangono anonimi dietro la sigla con la quale siamo stati abituati a catalogarli in questi anni: LSU, LPU o, peggio con quell’aggettivo così crudo e nel contempo così drammatico nella sua semplicità: precari.
Sin dall’inizio di questa legislatura, insieme ai colleghi deputati del centrosinistra calabrese, ci siamo impegnati (presentando anche una apposita proposta di legge) per trovare una soluzione e dare una risposta a questi lavoratori che oggi vivono sulla propria pelle una vera e propria ingiustizia, e la cosa più grave è che questa ingiustizia nei loro confronti la sta compiendo proprio lo Stato.
Siamo infatti al paradosso che senza il lavoro di queste donne e di questi uomini i comuni calabresi non potrebbero funzionare, non potrebbero garantire neppure i servizi essenziali. Nonostante questo essi non hanno alcun diritto, neppure quello alla pensione. Sono lavoratori “a nero” assunti dallo Stato in contraddizione con le stessi leggi del loro datore di lavoro.
Dico ciò perché anche in questi giorni, durante la prima fase di discussione della Legge di Stabilità al Senato, abbiamo dovuto sostenere il solito attacco qualunquistico proveniente da alcuni settori politici protesi ad agitare la solita retorica sui fannulloni e sugli assistiti calabresi e meridionali.
Quanto sia falsa questa rappresentazione lo dimostrano i fatti, eppure questa dimensione è e resta assai diffusa e non solo nel mondo politico.
Per quanto ci riguarda come delegazione calabrese alla Camera del centrosinistra abbiamo presentato in Commissione Bilancio una serie di emendamenti che tendono ad avviare il processo di contrattualizzazione degli oltre cinquemila LSU ed LPU calabresi.
Ma non ci siamo fermati qui e in queste ore stiamo tenendo aperta costantemente una interlocuzione con i Ministeri dell’Economia, del Lavoro e della Funzione Pubblica al fine di trovare le necessarie coperture finanziarie.
Su questo tema non lasceremo nulla d’intentato e chiediamo che tutti facciano la loro parte, a cominciare dalla Regione che deve individuare (cosa che finora non è avvenuta) le risorse necessarie alla copertura delle spettanze di modo che quelle previste dal Governo siano aggiuntive e utilizzabili per la contrattualizzazione.
Dico questo con la consapevolezza che anche laddove riusciremo (e dobbiamo riuscirci) a risolvere il problema della stabilizzazione dei precari avremo dato soltanto una risposta solo parziale all’emergenza sociale calabrese che è invece assai più grave e profonda.
Chi mi segue sa che da tempo mi batto per introdurre anche in Italia il reddito minimo di cittadinanza.
In Calabria abbiamo raccolto negli anni scorsi oltre 10mila firme a sostegno di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare (che Scopelliti da due anni a questa parte non ha nemmeno posto in discussione nel Consiglio Regionale) e appena eletta in Parlamento ne ho presentato un’altra ed ho sottoscritto quelle di altri gruppi.
Nella Legge di Stabilità è stata inserito il cosiddetto SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva) che costituisce un primo embrione di questo importante strumento di welfare di cui soltanto l’Italia e la Grecia in Europa sono ancora sprovvisti.
Certo, la strada è ancora lunga ed irta d’ostacoli, ma considero questo un passo in avanti importante e fino a pochi mesi fa niente affatto scontato.
Solo quando in Italia si potrà finalmente scindere il reddito dal lavoro, e considerare il diritto ad un reddito minimo un diritto di cittadinanza si potrà dare al lavoro quella reale dignità che in questi ultimi anni ha, purtroppo, perduto.
Sono comunque certa, e ti rinnovo la mia disponibilità per il futuro, che ci saranno ulteriori occasioni per discutere di questi ed altri temi qui a Cerisano insieme ai tuoi concittadini.
Per il momento ti giungano i miei saluti più affettuosi ed auguri di buon lavoro alla manifestazione di questa sera.

Roma, 11 dicembre 2013

Enza Bruno Bossio

IL PDF DELLA LETTERA
Messaggio a Cerisano

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