Osservatorio GIMBE: report sulla mobilità sanitaria

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce l’assistenza ai cittadini iscritti presso le aziende sanitarie locali della propria Regione di residenza: il cittadino può tuttavia esercita-re il diritto di essere assistito anche in strutture sanitarie di Regioni diverse, fenomeno de-scritto come mobilità sanitaria interregionale (di seguito semplicemente mobilità regionale) oggetto delle analisi del presente report, da cui esulano invece la mobilità intra-regionale, che avviene tra strutture differenti della stessa Regione, e la mobilità transfrontaliera, relati-va alle prestazioni erogate all’estero.

 

La mobilità sanitaria regionale si distingue in:

 

  • mobilità attiva: esprime l’indice di attrazione di una Regione, identificando le prestazioni sanitarie offerte a cittadini non residenti;
  • mobilità passiva: esprime l’indice di fuga da una Regione, identificando le prestazioni sa-nitarie erogate ai cittadini al di fuori della Regione di residenza.

 

Il confronto tra l’indice di attrazione e di fuga fornisce un quadro sia dell’efficacia ed efficien-za di ciascun Servizio Sanitario Regionale nel rispondere ai bisogni di salute della popolazio-ne residente, sia indirettamente della qualità percepita dai cittadini rispetto ai servizi sanita-ri erogati. In particolare, i flussi relativi alla mobilità per ricovero ordinario e in day-hospital possono essere fisiologici o patologici1. I primi conseguono alla configurazione della rete ospedaliera, in particolare alla variabilità dell’offerta regionale delle varie specializzazioni, all’attuazione del DM 70/2015 che prevede specialità con bacini di utenza che si estendono oltre i confini regionali, oltre che alimentati dalla mobilità di “confine” e da quella “fittizia”, conseguente ai mancati cambi di residenza. I flussi “patologici”, invece, derivano dalla scarsa accessibilità (lunghezza delle liste di attesa) e/o della qualità delle cure (dati del Programma Nazionale Esiti) nelle Regioni di residenza e configurano gravi iniquità socio-economiche, vi-sto che i costi delle trasferte sono sostenibili solo da pazienti con fasce di reddito medio-alte.

 

Da un punto di vista economico, la mobilità attiva rappresenta per le Regioni una voce di credito, mentre quella passiva una voce di debito. Secondo quanto previsto dal Testo Unico per la Compensazione Interregionale della Mobilità Sanitaria, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome2, ogni anno la Regione che eroga la prestazione vie-ne rimborsata dalla Regione di residenza del cittadino. Al fine di uniformare la procedura, il Testo Unico ha definito tempi e modalità di trasmissione di dati, contestazioni e relative ri-sposte e ha individuato i tracciati record per i 7 flussi finanziari che corrispondono ad altret-tante tipologie di prestazioni erogate:

 

  1. Ricoveri ospedalieri e day hospital, differenziati per pubblico e privato

 

  1. Medicina generale

 

  1. Specialistica ambulatoriale

 

  1. Farmaceutica

 

  1. Cure termali

 

  1. Somministrazione diretta di farmaci

 

  1. Trasporti con ambulanza ed elisoccorso

 

 

 

  • Conferenza Stato-Regioni. Accordo interregionale per la compensazione della mobilità sanitaria. Versione in vigore per le atti-vità degli anni 2014-2015 e 2016. 2 febbraio 2017. Disponibile a: regioni.it/download/news/498548. Ultimo accesso 31 luglio 2018.

 

  • Report Osservatorio GIMBE n. 3/2018. La mobilità sanitaria interregionale nel 2017

 

 

Tutte le attività non elencate tra le prestazioni in compensazione e tutti i servizi che necessi-tano di autorizzazioni preventive (es. i residui manicomiali, i servizi per gli Hanseniani, per disabili cronici, le dispensazioni di assistenza integrativa, ecc.) vengono addebitate tramite fatturazione diretta.

Leggi qui per approfondire il report 

 

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