Parità di genere non è cooptazione di quote di potere

La Provincia del 4 febbraio 2016
Nello stesso giorno in cui il parlamento approva la legge sulla parità di genere alle elezioni regionali il Consiglio di Stato respinge definitivamente il ricorso del Sindaco di Montalto che aveva nominato una giunta senza il numero minimo di donne previsto dalla legge Delrio. Una mia riflessione sulla Provincia di oggi.
La sentenza del Consiglio di Stato ha dato definitivamente torto al Sindaco di Montalto Uffugo per non avere rispettato nella formazione della Giunta la legge Del Rio che fissa per i comuni al di sopra dei 3000 abitanti la soglia minima di rappresentanza tra i sessi al 40%.
Questa ennesima sentenza rappresenta la conferma che il tema della parità di genere è assolutamente ineludibile.
Sbagliano quegli amministratori che, con inutile accanimento (penso anche a quanto accaduto nella città capoluogo) hanno impegnato e speso risorse pubbliche per resistere in giudizio rispetto ad un dettato di legge assolutamente chiaro ed incontrovertibile e che trova conforto in una giurisprudenza ormai vasta e in chiari pronunciamenti della Corte costituzionale.
Proprio oggi, in Parlamento, abbiamo approvato una legge che obbliga i consigli regionali ad adeguare le proprie leggi elettorali al rispetto del principio della parità di genere.
Solo per fare alcuni esempi dal 2013 in tutti i consigli comunali si vota con la doppia preferenza di genere; la preferenza di genere, inoltre è stata introdotta nella legge elettorale europea e in quella nazionale. Norme antidiscriminatorie sono state introdotte per la formazione delle giunte, la composizione dei consigli di amministrazione e dei comitati di gestione delle aziende pubbliche o a partecipazione pubblica.
Aver potuto pensare che il ricorso del sindaco di Montalto o di Cosenza potesse in qualche modo mettere in discussione tutto questo non è stato soltanto illusorio ma anche un tantino provinciale !!!
Intendiamoci: siamo assolutamente consapevoli che il tema della parità di genere non si risolve solo con le prescrizioni di legge ma è altrettanto evidente che, se non si rompe con pratiche consolidate che perpetuano una evidente predominanza maschile in politica come in altri settori, difficilmente alle donne saranno lasciati gli spazi “minimi” per potere affermare le proprie competenze e le proprie capacità.
Infatti, quello che molti uomini (e purtroppo anche molte donne) continuano a non capire è che il tema della non discriminazione non può essere declinato attraverso meccanismi di cooptazione (come avviene con le cosiddette “quote rosa”) ma con il riconoscimento pieno della diversità del contributo che ciascun sesso deve essere messo in grado di dare alla direzione di amministrazioni locali come anche di aziende, piccole o grandi che siano.
La legge quindi si limita a fissare un principio di pari opportunità non a creare recinti o riserve di potere.
Del resto, in alcuni paesi, queste norme antidiscriminatorie già da tempo garantiscono più gli uomini che le donne. Chissà che questo tempo non arrivi presto anche per l’Italia.

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La Provincia del 4 febbraio 2016

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