Da Acquaformosa appello per fermare il massacro di Gaza

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Solo affermando i diritti si può davvero cambiare il mondo
Ieri sono intervenuta nel dibattito conclusivo del Festival delle Migrazioni di Acquaformosa giunto ormai alla sua terza edizione.
Acquaformosa è un piccolo comune arbëreshë dove da anni è in corso una straordinaria esperienza di integrazione tra immigrati richiedenti asilo e popolazione locale.
Una scelta in linea con la tradizione di ospitalità della terra di Calabria dove gli albanesi, sfuggiti oltre 600 anni fa a guerre e persecuzioni nel loro paese, trovarono accoglienza, solidarietà e pace.
In Calabria essi costituiscono oggi una comunità fiorente che ha conservato la sua lingua e i suoi costumi e da sempre anima la stessa cultura democratica della nostra regione.
Insomma, la migliore location per affermare il principio della integrazione nella diversità in un Mediterraneo di pace.
Bello ed appassionato il dibattito seguito alla proiezione di un filmato realizzato con i materiali raccolti durante la mia recente missione in Palestina con l’intergruppo “parlamentari per la pace” di fronte ad un pubblico numeroso ed attento, tra cui molti immigrati che ormai sono diventati a pieno titolo cittadini calabresi e di Acquaformosa.
Alla discussione hanno partecipato Giovanni Manoccio, già sindaco di Acquaformosa e artefice del progetto di accoglienza, l’attuale sindaco Gennaro Capparelli, Enzo Infantino operatore del Comitato per il diritto al ritorno e il segretario dell’associazione di solidarietà Acta Ungra Gianfranco Castiglia.
L’iniziativa ha assunto un significato particolare perché tenuta proprio nel momento in cui al Cairo veniva raggiunto finalmente un accordo per il cessate il fuoco a Gaza tra governo israeliano e palestinesi.
Una buona notizia nella speranza che finalmente si avvii un percorso di pace duratura nel principio dei due popoli e due stati.
Una serata, dunque, dedicata ai diritti, primo fra tutti il diritto di ogni uomo, donna o bambino a vivere in pace nella propria terra.
Un diritto che si lega al dovere dell’accoglienza, come bene sta facendo l’Italia con l’operazione mare nostrum che sta salvando migliaia di vite umane nel Mediterraneo.
Un modo concreto per contribuire alla pace in Medio Oriente, compito per il quale, però, il nostro Paese non può essere lasciato solo.
Tutta la comunità internazionale, l’Europa e il mondo democratico devono fare di più e battersi fino in fondo per difendere i diritti di ogni uomo alla vita e alla libertà a qualunque etnia o religione appartenga.
Perché solo affermando i diritti si può davvero cambiare il mondo.
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