“Why not”: Enza Bruno Bossio assolta anche in appello.

Per Enza Bruno Bossio è arrivata anche la sentenza d’appello: “assolta per non aver commesso il fatto”.

La fine di un incubo, ha commentato la brillante manager calabrese impegnata in politica nella Direzione nazionale del PD.

Un incubo cominciato nel lontano 2006, quando l’allora PM di Catanzaro, Luigi De Magistris, dava il via “alla madre di tutte le inchieste” come la definirono alcuni fin troppo generosi commenti giornalistici.

Dopo 6 anni di quella inchiesta che provocò, tra l’altro, la caduta del governo Prodi, è rimasto ben poco, falcidiata da assoluzioni piene e condanne davvero irrisorie. Nel frattempo il De Magistris ha saputo usare bene il clamore mediatico di quelle sue imprese rivelatesi l’ennesimo flop della sua carriera di magistrato, riuscendo a farsi eleggere prima deputato europeo, poi, sindaco di Napoli.

Enza Bruno Bossio, invece, in questi anni ha vissuto un vero e proprio incubo: messa alla gogna come il centro di un sistema di potere vasto e ramificato, processata nelle piazze mediatiche, costretta ad interrompere una brillante carriera.

Enza Bruno Bossio si è difesa come una leonessa, urlando sempre, ai quattro venti la sua innocenza, nonostante gli insulti, le cattiverie gratuite, la berlina. E si è difesa soprattutto nel processo, quel processo che oggi l’assolve. “Assolta perché innocente non innocente perché assolta” dice oggi.

Una bella notizia e siamo felici per Enza Bruno Bossio, ma sappiamo che questi anni duri non glieli restituirà nessuno. Né chi, sulla sua pelle, ha costruito chilometri di articoli di giornale e ore ed ore di trasmissioni televisive a senso unico disquisendo sulla sua presunta colpevolezza, oggi le chiederà scusa o dedicherà altrettanto spazio alla sua vera e dimostrata innocenza.

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