Gip smonta accusa. Esiste sempre un giudice terzo vicino o lontano

Un terzo giudice e i tempi della giustizia

La sete di giustizia non c’entra niente con il giustizialismo. Anche se c’è chi sogna che la Calabria sia una terra che abbia bisogno della “scimitarra” dell’angelo liberatore che distruggerà il male atavico di questa Regione, e c’è chi pensa che la gogna mediatica sia più importante dei processi, oggi il GIP smonta le accuse riguardo l’associazione a delinquere che erano state già messe al centro da tutti i mezzi di stampa ieri, prima che si notificasse la nuova notizia di reato agli interessati. Nel mirino ancora una volta il Presidente Oliverio, ma non da solo, insieme all “orco” calabrese tale Nicola Adamo che pur ritirandosi a vita privata (a differenza dei politici attaccati alla poltrona) continua a comandare, dicono, come? non si sa, ma lo fa! Il tempo è galantuomo e già ha dimostrato che il Presidente Oliverio è il presidente più onesto che la Calabria abbia conosciuto, tutti gli altri indagati, nelle sedi opportune avranno modo di dimostrare la loro innocenza. La Calabria non ha bisogna della derattizzazione, non si dovrebbero perseguire le persone, ma i reati. Esiste sempre un giudice terzo vicino o lontano e basta saper aspettare e nel frattempo non morire.

Il Gip smonta le accuse

I reati contestati dal procuratore Nicola Gratteri, da Vincenzo Capomolla, procuratore aggiunto, e dal pm Vito Valerio, sono quelli di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta e corruzione. Ma il Gip, che aveva già respinto le richieste di misura cautelare per alcuni degli indagati, smonta il pezzo forte dell’accusa, quella relativa al reato di associazione per delinquere. Per l’avvocato Vincenzo Belvedere, che difende il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, sono considerazioni importanti: «Accederemo domani agli atti di indagine, ma già appare dalle argomentazioni espresse dalle imputazioni che si è scambiata l’attività politica e amministrativa con quella clientelare. E risulta evidente che la procura disconosca le attività del governo regionale, chiamato quotidianamente a operare delle scelte. Sono le scelte della politica che non possono essere sindacate dalla magistratura, altrimenti ci troveremmo di fronte a una compromissione dell’equilibrio fra i poteri. Devo anche aggiungere che, come nel caso del presidente Oliverio, fa un certo effetto pensare che si possa essere indagati per 5 anni, concludendo un’indagine a dir poco fumosa alla fine del suo mandato di governo, influenzando il libero esercizio del diritto di voto dei cittadini».

 

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