Intervento in Aula per dibattito sulla fiducia al Governo Renzi

Enza alla Camera
Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che condivido il suo ottimismo nel discorso di ieri e la sua ambizione. È vero, questo Paese ha bisogno di un cambio di passo e questo Governo, che è il nostro Governo, deve essere all’altezza di questa ambizione. Penso che, però, mettersi in sintonia con il Paese significa affrontare concretamente i nodi strutturali della crisi, considerando che abbiamo approvato, nel non lontano dicembre, una legge di stabilità dove si faceva fatica a recuperare anche 100 mila euro.
Sono stati dieci mesi difficili, ma con i migliori risultati possibili. Oggi, appunto, il cambio di passo. Oggi, lei parla di interventi per decine di miliardi: non ci preoccupa, anzi accogliamo la sfida. Ma, appunto, è una sfida che riguarda i nodi strutturali, senza però dimenticare le emergenze che possono essere molto ravvicinate. Per esempio – e le voglio sottolineare questo, lo hanno fatto anche altri colleghi – se non si interviene subito per la proroga degli LSU scuola, personale di pulizia il 28 febbraio 2014 ventiquattromila lavoratori saranno licenziati, con disagi enormi a livello delle scuole e della tenuta sociale.
Dunque, il nodo è questo. Oggi molti commentatori chiedevano: «Ma dove si trovano i soldi ?». Certamente nella riduzione della spesa pubblica. Ma anche qui, una spending review non può essere un cieco taglio lineare che spesso uccide su alcuni territori i diritti fondamentali, come il diritto alla salute o, nel caso della chiusura di alcuni tribunali come a Rossano, lo stesso diritto alla giustizia. Questa spending review cieca spesso alimenta nuovi costi. Per questo io credo che la riduzione della spesa pubblica deve essere direttamente collegata alla riforma del Titolo V, ovvero intesa come riforma complessiva della pubblica amministrazione, riorganizzando il livello di governance dallo Stato fino ai comuni, tagliando la moltiplicazione dei centri di decisione che, quelli sì, hanno gonfiato la spesa, con le regioni che non solo devono tagliare i costi dei rimborsi, ma soprattutto devono riprendere la loro missione originaria, che era quella di ente di programmazione e controllo.
Quindi, rivedere il carico delle materie concorrenti per garantire maggiore efficienza, ma parità anche di diritti primari a tutti cittadini sull’intero territorio nazionale. È questo il tema del Mezzogiorno. Io non credo a un Ministero, a un’interpretazione residuale del Sud. È vero, i dati italiani negativi nel Mezzogiorno diventano esponenziali, ma bisogna, proprio per questo, affrontare i temi del Mezzogiorno per risolvere i problemi dell’Italia. È il semestre europeo l’opportunità per rinegoziare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/PIL. Io credo che questa politica di austerità avulsa dall’esigenza di redistribuzione della ricchezza e che ha depresso la domanda interna e i consumi ha rischiato di uccidere molto più degli sprechi. Vado veloce: infatti nell’ex opulento Occidente è tornata la povertà, una povertà che non riguarda solo le classi tradizionalmente povere, ma anche alcuni ceti che finora riuscivano a non essere risucchiati in quest’area, accentuando le disuguaglianze, diminuendo la possibilità di lavoro, e in questo lavoro, su 22 milioni di occupati, solo il 53 per cento ha un posto stabile a tempo pieno e la maggioranza di questi lavoratori, soprattutto della pubblica amministrazione, guadagna 836 euro netti al mese, senza nessuna garanzia. In questo caso, lo Stato non solo non tutela i diritti dei cittadini, ma nemmeno quelli dei suoi stessi lavoratori, facendosi «caporale» e facendo apparire un lavoro utile come parassitario. Voglio concludere dicendo: abbiamo bisogno di un nuovo sistema di welfare che non si basi più sull’obiettivo della piena occupazione. Oggi bisogna tutelare il lavoro partendo dallo sviluppo, dalla politica industriale, affrontare i grandi temi delle imprese italiane, investimenti pubblici, una grande opera pubblica per la messa in sicurezza del territorio.
(Sintesi intervento a cura dell’Ufficio Stampa)

IL RESOCONTO STENOGRAFICO DELL’INTERVENTO
Intervento di Enza Bruno Bossio 25 febbraio resoconto stenografico

RASSEGNA STAMPA
Ansa del 25 febbrio 2014

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