Il mio intervento alla Camera nel dibattito sul femminicidio

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Il testo e il video del mio intervento alla Camera nel dibattito di oggi 28 maggio sulla ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe,

una drammatica coincidenza tra l’avvio della discussione su una ratifica della convenzione di Istanbul così strategica come quella che avverrà con il voto di oggi e la terribile morte di Fabiana, giovane della mia terra, che ieri abbiamo ricordato. Ma sappiamo, e per questo siamo qui che c’è una guerra silenziosa in Italia che ha mietuto oltre 100 vittime in meno di un anno.
Non so se sia giusto o cacofonico questo termine femminicidio, ma la violenza sulle donne commessa dal marito, fidanzato, amante, da chi dice di voler bene alla propria compagna di vita e finisce poi col brutalizzarla è in ogni caso un segnale allarmante di una recrudescenza maschilista primitiva: con una certezza: non esistono distinzioni razziali, religiose o sociali quando si parla di femminicidio. Anzi rovesciando uno stereotipo duro a morire, il dossier della Casa delle donne di Bologna spiega che la maggioranza di questi delitti avviene nelle regioni del Nord ed è italiano il 73% degli assassini.
Una guerra invisibile le cui vittime hanno la sola colpa di essere donne.
Vorrei ricordare a questa assemblea che solo con la legge 66 del 15 febbraio 1996 si afferma per la prima volta che lo stupro è un crimine contro la persona e solo in quella data siamo riuscite ad abrogare l’odiosa sezione del codice Rocco per il quale la violenza sessuale ledeva la moralità pubblica.
Sono trascorsi meno di 20 anni ma una legge non può cambiare secoli di storia.
E oggi mettiamo un altro tassello per incardinare la violenza contro le donne come violenza contro i diritti umani
Ma la storia oggi continuano a cambiarla le donne.
Quelle donne giovani e coraggiose come Denise, figlia di Lea Garofalo, e la sua battaglia per rendere giustizia alla mamma sciolta nell’acido per essersi opposta alla doppia oppressione del marito e della mafia.
Ma dobbiamo cambiarla tutti noi questa storia concentrandoci dopo questo voto con le misure necessarie per rendere esecutivo l’impegno, sostenendo i centri contro la violenza, le case d’accoglienza, l’assistenza legale e introducendo la cultura di genere nella formazione scolastica. E facendo intorno questa battaglia una grande mobilitazione culturale anche per l’educazione al rispetto delle differenze, affinché i nostri figli, imparino a conoscere e rispettare la donna e il suo corpo.
E il femminicidio diventi un ricordo di un epoca lontana.

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